Se si domanda ad un insegnante di storia qual è l’ostacolo più difficile da superare nel proprio lavoro, sicuramente risponderà che è quello rappresentato della lontananza.

I fatti del passato sono così distanti dalla vita di un bambino, che la sua possibilità di immaginazione spesso fa fatica a rappresentarli.

Così essi non acquistano consistenza, non prendono lo spessore di autenticità necessario perché possano entrare nel vissuto di un alunno e collocarsi all’interno della sua mappa di conoscenze.

Di conseguenza l’apprendimento della storia può ridursi, nel migliore dei casi, al ricordo di singoli episodi, che hanno come protagonisti personaggi ed eroi dai tratti favolistici, quando non diventa una lista di nomi e date, da memorizzare solo ad uso scolastico e dimenticare subito dopo.

Certo la storia non può essere questo: essa è la lunga trasformazione dell’uomo nel suo ambiente, il processo di adattamento che ci ha resi quelli che siamo, lo studio del quale

ci dovrebbe insegnare a non ripetere errori già compiuti.

Per cercare di superare, per quanto possibile, questa innegabile difficoltà, gli insegnanti scelgono molte diverse strategie.

Nel caso di queste classi se ne è individuata una: mettere nel mirino dello studio della storia la trasformazione nel tempo delle abitudini sociali e delle caratteristiche antropiche del centro abitato, per rispondere ai bisogni fondamentali di una comunità.

In questo senso Amelia, con la sua stratificazione storica, rappresenta un’ottima possibilità. Così l’attività didattica si concretizzerà andando alla ricerca sul territorio dei “segni” che i diversi avvenimenti storici vi hanno lasciato e, quando è possibile, delle testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona gli accadimenti del passato.

Si frugherà nei “cassetti dei ricordi”, per costruire una “storia delle cose”, come testimonianza della storia di un popolo.

I bambini esploreranno, osserveranno, ascolteranno imparando a conoscere la loro città, cercando di farsi raccontare prima dai testimoni del passato recente, poi dalle pietre incastonate nei muri, dalle case e dai palazzi, dalle tante piazzette, le innumerevoli vicende che la gente ha vissuto in questi luoghi per quasi tremila anni. Poi, a scuola, si discuterà e si rielaborerà, sintetizzando le informazioni raccolte in una sorta di quaderno della memoria: un modo per riconoscersi, sentirsi coinvolti, sviluppare un senso d’appartenenza, come cittadini attivi nella società attuale.

La curiosità, la motivazione ad apprendere sono risorse preziose, indispensabili in un percorso di crescita: noi insegnanti ne siamo ben consapevoli e per questo siamo sempre alla ricerca di strumenti che tengano vive sia l’una, sia l’altra.

Il nostro itinerario didattico storico vuole essere uno di questi percorsi.

UNA LINEA DEL TEMPO LUNGA 2017 ANNI!

Abbiamo costruito una linea del tempo lunga 2017 anni!

Vicino alla nostra aula c’era l’anno zero, l’anno in cui è nato Gesù, rappresentato con un piccolo presepe.

Poi abbiamo steso lungo l’atrio e il corridoio i nostri quaderni, con venti linee del tempo lunghe un secolo.

Da Marta fino a Tommaso si arrivava all’anno 1000 dopo Cristo; da Tommaso fino a Matilde si arrivava all’anno 2000 dopo Cristo.

Infine da Matilde a Leo, aggiungendo il ventunesimo quaderno, si percorrevano gli ultimi 17 anni, per giungere finalmente al presente: l’anno 2017 dopo Cristo!

In un video l'esperienza della terza Gamma



NEL CASSETTO DEI RICORDI

Dopo aver individuato quali sono i bisogni dei bambini nella società odierna, abbiamo intervistato i "bambini di ieri", che ci hanno raccontato come hanno vissuto la loro infanzia, più di cinquanta anni fa, aprendo i cassetti dei ricordi, pieni di emozioni, affetti, gioie, ma anche di sofferenze...in altre parole, pieni di VITA!

La testimonianza del signor Piero Francia

La testimonianza della signora Maria Nazzarena Ricciarelli

La testimonianza del signor Enzo Bellucci

 

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